“Non mangiarlo, è scaduto”: ma è vero oppure no I Data di scadenza: ‘consumarsi entro il…” vuole dire, in realtà, solo una cosa

Cibo scaduto - pexels - altranotizia.it
Non mangiarlo mai perché è scaduto! Ma la data di scadenza è vera o relativa? Quando si parla di alimenti, la data di scadenza è una delle prime cose che controlliamo. Sulla confezione può essere indicata con diciture come “da consumarsi entro”.
Oppure leggiamo “da consumarsi preferibilmente entro”. Ma cosa significano davvero queste formule? E, soprattutto, è sempre vero che un alimento è da buttare solo perché ha superato quella data?
In realtà, esistono due tipi di indicazioni temporali sugli alimenti: la data di scadenza vera e propria e il termine minimo di conservazione.
La data di scadenza (es. “da consumarsi entro il…”) è usata per prodotti altamente deperibili, come carne fresca, pesce, latticini freschi, uova.
In questo caso, è pericoloso consumare il prodotto oltre la data indicata, poiché si rischia un’intossicazione alimentare. Dopo la scadenza, infatti, possono svilupparsi batteri, come la salmonella o la listeria, potenzialmente molto dannosi.
Ecco che cosa significa la dicitura sulle scadenze
Al contrario, la scritta “da consumarsi preferibilmente entro il…” è un termine minimo di conservazione (TMC). Significa che il prodotto può essere ancora consumato dopo quella data, purché sia stato conservato correttamente. Il gusto o la consistenza potrebbero cambiare leggermente, ma non ci sono pericoli reali per la salute. È il caso, ad esempio, di pasta secca, biscotti, riso, caffè, cioccolato o legumi in scatola.
Quindi, la data è vera o relativa? Dipende dal tipo di prodotto. Se si tratta di alimenti freschi, la scadenza è vera e va rispettata rigidamente. Se invece si tratta di alimenti con lunga conservazione, la scadenza è più che altro una garanzia di qualità da parte del produttore. In quest’ultimo caso, è importante valutare anche l’aspetto, l’odore e il sapore dell’alimento: se tutto sembra a posto, è molto probabile che si possa ancora mangiare in sicurezza.
Spreco alimentare e scadenze: ecco la verità
Nel 2025, in Italia e in Europa, si sta discutendo molto sul tema dello spreco alimentare. L’Unione Europea ha avviato una revisione delle etichette proprio per chiarire queste differenze e aiutare i consumatori a non buttare cibo ancora buono. Secondo alcune ricerche, infatti, fino al 10% dello spreco domestico deriva dalla confusione tra data di scadenza e TMC.
Un esempio comune? Lo yogurt. Spesso è sicuro anche 5-7 giorni dopo la scadenza, se conservato in frigorifero e ancora sigillato. Stesso discorso per il latte UHT, i formaggi stagionati o le marmellate. Al contrario, alimenti freschi come salumi affettati o frutti di mare non vanno mai consumati oltre la data.