Luciano Pavarotti è scomparso 15 anni fa, ma il suo volto e quella voce meravigliosa sono rimasti nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo. Ora il giusto tributo. Quale?
E’ vero che “I Grandi” non muoiono mai. Così come è vero che la loro opera, in qualunque campo dello scibile umano, li renderà indimenticabili. Ma è sempre bene irrigare la memoria, alimentarla continuamente. Ogni occasione può diventare l’occasione giusta per ricordare chi ha regalato speranza, sogni o emozioni.
Lon Angeles, gli Stati Uniti ed il mondo intero hanno tributato il dovuto omaggio ad uno degli artisti più grandi che il nostro paese abbia mai espresso. Una figura enorme di talento ed umanità: Luciano Pavarotti. La maniera migliore per celebrare un importante anniversario.
Luciano Pavarotti si è spento il 6 settembre del 2007. Ci ha lasciato nella sua Modena, dove era nato il 12 ottobre 1935. Tra qualche giorno ricorrerà il quindicesimo anniversario della sua scomparsa. E nei giorni immediatamente precedenti questa importante ricorrenza, la Walk of Fame, la Strada delle Stelle di Los Angeles, ha reso il doveroso omaggio al grande tenore.
Adesso la sua voce squillante risuona in una stella, collocata al numero 7065 di Hollywood Boulevard, come ci ricorda fanpage.it. In occasione dell’evento dedicato a Luciano Pavarotti sono stati proiettati il Requiem di Verdi cantato dal tenore modenese con l’Orchestra sinfonica di Roma ed il recital che Luciano Pavarotti ha tenuto alla Scala nel 1983.
Alla cerimonia hanno preso parte la figlia Cristina e James Conlon, direttore dell’Opera di Los Angeles. La figlia del grande tenore ha poi rilasciato alcune emozionate, ed emozionanti, dichiarazioni in ricordo del suo papà. Cosa ha detto Cristina Pavarotti?
“Non so dirvi quanto vorrei che fosse qui, ma questo non è dato neanche alle stelle“. Salita sul palco per ricordare suo padre, Cristina Pavarotti non nega certo di essere stata una sua fan. Una fan molto fortunata. E tira fuori dal suo scrigno, privatissimo, dei ricordi immagini incancellabili come quella di suo padre, stanchissimo ed affamato, che mangia avendo ancora addosso i costumi di scena.
E poi ancora non dimentica di ricordare quanto a Luciano Pavarotti piacesse essere circondato dalle persone e come non abbia mai rifiutato un autografo a chi glielo richiedeva. Un uomo dall’enorme umanità, superiore di gran lunga alla sua pur considerevole mole. E quando ripensa al suo papà confessa che: “Se penso a mio padre, alle strade che ha aperto e alle tante emozioni date e ricevute, provo un senso di vertigine“. E’ vero che “I Grandi” non muoiono mai, ma ricordare più spesso “I Grandi” è un esercizio doveroso e che non fa altro che bene.
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