Elena Santarelli ed il suo toccante monologo che, partendo dal dramma vissuto dal suo bambino, ha raccontato tutto quello che ha provato sulla sua pelle, oltre all’angoscia per la malattia di suo figlio.
Elena Santarelli in questo 2021 la vediamo impegnata come conduttrice de Le Iene e quando è salita sul palco ha regalato un momento di forte emozione. Alle sue spalle una storia, quella sua, di Bernardo Corradi, l’ex calciatore diventato suo marito nel 2014 e del loro bambino Giacomo, colpito nel 2017 da un tumore al cervello. Un percorso durissimo che dopo l’operazione e la terapia, ha per fortuna condotto il piccolo verso la guarigione.
Il monologo della conduttrice a Le Iene però non ha riguardato il cammino lunghissimo e durissimo verso la guarigione del piccolo Giacomo, ma tutto quello che lei ha provato, sentito sulla sua pelle e che è diventato qualcosa di incancellabile, come quella malattia. Cosa ha raccontato la conduttrice?
Elena Santarelli e quelle parole sentite
Le sue parole iniziali sono indicative e non necessitano di alcuna spiegazione: “Questa sera non vi parlo della malattia di mio figlio, ma di come si torna a vivere durante e dopo la malattia“. Il suo racconto è quello di una madre che ha vissuto il dramma di un figlio con un tumore al cervello, in quella continua lotta fra la vita e la morte, dove ad un sorriso di speranza può seguire, immediata, una lacrima di disperazione.
Lei ha raccontato di essere tornata a vivere, ma “Io mi sono vergognata di farlo“, di andare una sera a cena con suo marito perché vi era sempre qualcuno che le ricordava il suo dramma e le diceva: “Ma come fai a lasciare tuo figlio solo?”. Parole che “mi hanno fatto sentire sporca” racconta la Santarelli. Come quella donna che vedendola dal parrucchiere non ha saputo resistere e le ha detto che lei con un figlio malato sarebbe rimasta a casa.
E lei a casa ci tornava e s’infilava sotto la doccia per togliersi quello sporco che quelle parole le avevano attaccato. Ma era uno sporco che non poteva andare via, perché quelle frasi dicevano soltanto una cosa, che il suo posto doveva essere accanto al suo bambino e non c’era spazio e tempo per lei.
Ma ancora un’altra cosa le impediva di ritornare a vivere. Quale?
Un angoscioso senso di colpa
Quando si vivono situazioni dove la vita di un figlio è appesa ad un filo le vere amicizie nascono soltanto con chi sta vivendo la medesima angoscia, ovvero le mamme di altri bambini malati. E quando tuo figlio riesce a compiere quel miracolo chiamato guarigione, ti coglie un sentimento devastante. Lo si può chiamare, dice la conduttrice, senso di colpa, per il fatto che il tuo bambino si è salvato dove altri bambini come lui non ce l’hanno fatta.
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Quel senso di colpa per la fortuna che lei ha avuto e che, invece, tante sue amiche, conosciute in ospedale, non hanno potuto incontrare. Alla fine, però, il suo messaggio è rivolto a tutte le donne, alle quali dice di non sentirsi sporche, né tantomeno madri sbagliate. “Non abbiate paura di tornare a vivere“.