Il caffè è un piacevole rito a cui nessuno può e vuole rinunciare. Il problema sorge quando si deve decidere quale sia il metodo migliore per ottenere il risultato più soddisfacente. Moka o capsule? E le capsule possono far male?
“Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è“, quando si parla di caffè non può non ritornare alla mente questa frase che è stata pronunciata per tanti anni dal grande Nino Manfredi in una pubblicità per una nota casa produttrice della bevanda a chicchi. Proprio perché è un piacere occorre scegliere la maniera migliore per gustarlo. La moka tradizionale o le nuove macchine con le capsule?
Qui si vengono a contrapporre due modi di pensare diversi ed opposti. Da un lato i tradizionalisti, ovvero coloro che ritengono che nessun caffè possa essere buono come quello preparato con la moka che la mamma ci ha lasciato. Quella macchinetta per il caffè che più la usi e più la bevanda è buona e corposa.
Dall’altro si pongono i modernisti, ovvero coloro che non esitano ad acquistare l’ultimo modello della macchina per il caffè con le capsule, perché assolutamente convinti che quella sia la maniera migliore per gustare, per loro stessi e per gli amici, il caffè buono come quello del bar. Ma il caffè in capsule può far male?
Caffè in capsule: fa bene o fa male?
Il caffè in capsule è stata un’invenzione del Gruppo Nestlé datata 1986. Il famoso Nespresso ha aperto la strada alla bevanda porzionata contenuta in capsule di alluminio. Oggi quelle capsule si presentano con diversi ed accattivanti colori che identificano ciascuno la grande varietà di aromi e profumi contenuti nella bevanda.
La strada intrapresa dalla Nestlé è stata immediatamente percorsa anche dai più grandi produttori di caffè italiani. Le capsule contengono, indicativamente, una quantità di caffè quantificabile tra i 5 e i 7 grammi, sufficienti per ottenere una tazzina di espresso.
Le capsule sono realizzate in alluminio o in plastica, perché proteggono meglio il caffè dall’umidità e dal calore rispetto ad una protezione di carta. L’alluminio e la plastica, però, sono materiali più difficili da riciclare. E’ proprio vero che il caffè in capsula fa più male rispetto a quello preparato con la moka?
Il verdetto finale
Una premessa è d’obbligo. Il caffè preparato con la moka è senza dubbio notevolmente più economico rispetto a quello in capsula. Indicativamente una tazzina di caffè preparata con la moka ha un costo di € 0,15, circa la metà di quanto costa un caffè preparato con la capsula più economica presente sul mercato. Non bisogna mai dimenticare che a tale costo del secondo tipo di caffè occorre aggiungere le spese di smaltimento.
Sui presunti effetti negativi sulla salute del caffè in capsule sono stati realizzati vari studi. Secondo una ricerca condotta dal professor Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Padova, il caffè preparato con la capsula potrebbe far circolare ftalati, agenti chimici che si trovano nella plastica, nell’alluminio e anche nei materiali biodegradabili e che, rilasciati a contatto con l’acqua ad alta temperatura, potrebbero agire negativamente sulla fertilità.
Ogni casa produttrice di caffè presenta poi le sue risposte su tali argomenti che tendono ovviamente a rassicurare i consumatori sull’assoluta mancanza di effetti nocivi sulla salute. Per esempio Nespresso ha spiegato come tra l’alluminio di una sua capsula e il caffè sia presente una membrana alimentare che non permette ai due elementi di entrare in contatto.