Flavio Insinna, un volto ed un sorriso che ha conquistato milioni di telespettatori. L’artista è entrato nelle nostre case conquistandoci con la sua “romanità”, fatta di abbracci virtuali che lasciavano trasparire la sua grande umanità. Anche lui, però, ha attraversato un periodo della sua vita in cui ha perduto il suo proverbiale sorriso.
Flavio Insinna nasce a Roma nel 1965. Roma non è soltanto la sua città, è la sua anima, il suo carattere, il suo modo di essere, il suo modo di fare. Tutto in lui rispecchia quell’immagine classica, e reale, del romano de’ Roma. Sempre sorridente, anche quando non ve ne sarebbe motivo, pronto ad accogliere a braccia aperte ed aiutare chi è in difficoltà.
La Capitale diventa lo scenario ideale per intraprendere quel percorso artistico che ha sentito suo fin da bambino. E quale Maestro migliore di Gigi Proietti avrebbe potuto trovare sulla sua strada? In quel magico “Laboratorio di esercitazioni sceniche” diretto dal genio romano scomparso il 2 novembre 2020, il giovane Flavio inizia a conoscere e a “rubare” i segreti del mestiere di artista a 360°.
Spesso, però, gli attori, soprattutto quelli qualificati come comici, nascondono un animo sensibilissimo che li porta ad attraversare momenti difficili. Anche un conduttore sempre sorridente, positivo ed ottimista come Insinna ha attraversato un momento in cui un male oscuro ed invisibile si era impossessato di lui.
Flavio Insinna ha vissuto anche lui quell’esperienza, vissuta purtroppo da tanti, in cui qualcosa si è infiltrata nel tuo corpo e nella tua mente, facendoti star male. Una di quelle malattie che non si mostrano in maniera chiara. Subdole, oscure ed invisibili. Ti fanno star male senza darti la possibilità di curarti perché non sai da dove proviene quel male. Te lo porti dietro stancamente, fino a quando decidi di intervenire per mettere fine a quello strazio chiamato depressione.
Ed è stato proprio l’artista romano a parlare di quel periodo così difficile durante un’intervista rilasciata a Daria Bignardi nella trasmissione da lei condotta, Le invasioni barbariche, anno 2015: “Sono stato depresso, mio padre mi ha fatto curare e un po’ ne sono uscito e un po’ no. C’è chi dice che se hai il graffio nell’anima o fai lo psicanalista o fai l’attore. Io oggi mi voglio sicuramente più bene e ho imparato a sorridere sempre anche senza un motivo vero per essere felice”.
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In quel momento così complesso della sua vita, il presentatore ha avuto l’opportunità di legarsi ancor più profondamente alla figura paterna. Quel papà, che era anche medico, è stata la sua salvezza e lui lo ha ricordato con queste parole in un’intervista a Pierluigi Diaco del 3 luglio 2020 durante la trasmissione “Io e te“.
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“Mi ha salvato papà da medico. Ad un certo punto si è impuntato e mi ha fatto curare perchè non ci si deve vergognare. Io ho avuto un periodo in cui non mi sono voluto far aiutare. Mio padre, poi, che era di marmo, ha aspettato e poi ad un certo punto ha fatto uscire il medico e ha detto si fa così”.
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