Non è la Rai compie trent’anni. Nata dal genio di Gianni Boncompagni è diventata parte della storia della televisione. Fenomeno di costume, amata ed odiata. Chi c’era la racconta così…
9 settembre 1991. Tra qualche giorni saranno trent’anni. Trent’anni dalla prima puntata di una trasmissione che, piaccia o non piacccia, è storia della televisione e del costume. “Non è la Rai” nacque da una geniale intuizione di Gianni Boncompagni, che ne curava anche la regia ed Irene Ghergo.
Andò inizialmente in onda su Canale 5 per poi passare a Italia 1. Il set della trasmissione era lo studio 1 del Centro Safa Palatino di Roma. Ogni giorni centinaia di giovanissimi si accalcavano all’ingresso in attesa di vedere comparire quelle ragazze che ogni giorno li facevano sognare.
Gianni Boncompagni, straordinario provocatore, a chi lo accusava di aver creato un clima “da gita scolastica in torpedone”, rispondeva: “E cosa c’è di male?“. La trasmissione mieteva ascolti e critiche, dalla Chiesa a Vasco Rossi che scrisse addirittura una canzone intitolata “Deluse” a cui fece seguito la sigla “Affatto deluse“, il cui incipit recitava: “Se non vi piace il programma
vi prego non lo guardate, basta cambiare canale.”
Ma chi meglio di una protagonista può raccontare cosa avveniva realmente dietro le quinte di “Non è la Rai”?
Ambra Angiolini, Laura Freddi, Alessia Merz, Antonella Mosetti, Antonella Elia, Yvonne Sciò, Sabrina Impacciatore, Claudia Gerini, Romina Mondello, Miriana Trevisan, Alessia Mancini, sono alcune delle protagoniste di quell’avventura che a quell’avventura devono dire: Grazie.
Pamela Petrarolo è un’altra di quel chiassosissimo ed amatissimo gruppo di ragazze. A distanza di tanti anni ha voluto ricordare a PiùDonna quell’esperienza e raccontarla con sincerità. Di quel successo improvviso e travolgente “A quindici anni non è così scontato rendersi conto del successo che mi travolse allora”.
E poi le discussioni, le risate, i litigi, le lacrime: “Eravamo ragazzine, poco più che adolescenti. I litigi lasciano il tempo che trovano”. Esattamente le stesse situazioni che possono verificarsi all’interno di un’aula scolastica dove ogni giorno si compete per dimostrare di essere più brave delle altre.
A distanza di trent’anni che ricordo si porta nel cuore Pamela Petrarolo di quell’incredibile esperienza?
Erano centinaia. Centinaia di ragazze che cercavano, ciascuna, il proprio “quarto d’ora di celebrità”, come recitava la famosa frase profetica di Andy Warhol. Si riusciva a lavorare perché “ognuna di noi passava il tempo con il suo gruppetto. Era impossibile andare d’accordo con 100 persone.”
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Un ricordo sincero: “Per me non è la Rai rimane e rimarrà per sempre una creatura degli anni 90’.” E parlando della sua esperienza a “Non è la Rai” Pamela Petrarolo non poteva non ricordare Gianni Boncompagni: “mi ha televisivamente creata. A lui devo tutto.”
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