Oltre, intervista ai curatori dell’opera: “Claudio Baglioni e…”

Abbiamo avuto l’opportunità di fare alcune domande a Ivan Fedele e Luca Bertoloni in merito a “Oltre”, libro uscito per celebrare la figura di Claudio Baglioni ed edito da Santelli Editore.

Oltre è un libro scritto dai fan e per i fan, perché proprio questa scelta?

“Oltre” è il disco di Claudio Baglioni che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella sua produzione musicale e anche tra i cosiddetti fan. Se il disco precedente, “La vita è adesso” (1985), aveva rappresentato la perfezione, cinque anni dopo “Oltre” quella perfezione la sfondava, la distruggeva, grazie ad un’opera folle, disperata, enciclopedica, esoterica. “Oltre” ci consegnava un Baglioni come non si era mai ascoltato. Quell’album non fu amato subito dai fan. Anzi. Qualcuno vacillò di fronte a questo nuovo Claudio. Qualcuno addirittura lo abbandonò. Oltre fece breccia in un nuovo pubblico. E in una parte del vecchio disponibile ad abbandonarsi a suoni e versi non di facilissima presa. Un nuovo pubblico di fan disposto ad andare oltre insieme a Claudio Baglioni. Ecco perché “La vita è adesso” è di tutti, mentre “Oltre” è dei fan. (Ivan Fedele)

Oltre riguarda in primis coloro che amano il Nostro: hanno contribuito a dar vita a questo tributo e ne saranno i principali clienti. Viene da chiedersi: cosa vuol dire veramente essere un fan di Baglioni?

Essere un fan di Baglioni, per noi, vuol dire non stancarsi mai di indagare tra i solchi di un disco per scoprire sempre cose nuove. Essere fan di Baglioni significa chiedersi ancora, dopo trent’anni, il significato del verso “Non piansi mai davanti alla tristezza ma verso l’onestà”. Essere fan di Baglioni vuol dire provare ad imparare la sensibilità che è alla base de 2i vecchi”, lo sguardo di “Ragazze dell’est” e la lotta contro il tempo che passa e il desiderio eternatore custodito nel testo di “Tamburi lontani”. Una nuova umanità alla ricerca di un “gancio in mezzo al cielo” e che ha come mantra “E non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso”. Ma essere fan del Mago, può voler dire tanto altro, e qualcosa di ciò nel libro si trova. Baglioni è universale e questa sua universalità gli ha permesso negli anni, e ancora gli permette, di entrare nei cuori ed attecchire negli animi di un pubblico estremamente vasto ed eterogeneo, diverso per età, per sensibilità, per estrazione sociale e per modalità di condivisione ed esternazione della propria sana passione. (Ivan Fedele)

Oltre, il libro su Claudio Baglioni

I vari testi che compongono questo volume fanno emergere esperienze molto varie, che spesso mostrano competenze professionali. Tuttavia, nelle prospettive dei fan non si fa menzione alle competenze che ognuno di loro possiede. Perché questa scelta?

È vero. Le venti firme che hanno contribuito a quest’opera hanno una provenienza eterogenea: docenti, scrittori, giornalisti, attori, conduttori radiofonici, musicisti. Ma sarebbe stato presuntuoso e pretestuoso esibire, ognuno di noi, le proprie qualifiche. Siamo fan. E abbiamo scritto questo libro da fan. Con la ricerca e lo studio, certo, ma emotivamente con lo stesso cuore di quando, trent’anni fa, ci imbattemmo, per la prima volta, in questo disco. E quando ci ritroviamo sotto lo stesso cielo per un concerto di Claudio (perché per noi non è più Baglioni, ma è Claudio) non esistono professori, giornalisti o attori, ma torniamo ad essere gli stessi ragazzi che seguono il loro artista musicale preferito da una vita. (Ivan Fedele)

Tra i vari successi artistici che coronano la carriera di Baglioni perché avete scelto proprio Oltre? Quali sono gli aspetti che rendono così fondamentale questo album nel panorama artistico italiano e nella carriera dell’autore?

L’aspetto principale per cui Oltre si distingue nella produzione di Baglioni e all’interno della storia della canzone italiana è la ricerca compiuta da Baglioni, nel disco, a più livelli: ricerca linguistica, ricerca musicale, ricerca negli arrangiamenti. Inoltre, tutti questi aspetti non vengono portati avanti in parallelo dall’autore, ma sono tra loro tenuti sempre insieme, dimostrando come l’oggetto-canzone non può essere privato di nessuna delle sue componenti principali (parole, musica, interpretazione), perché tutte e tre concorrono, parimenti, a crearlo. Inoltre è molto marcata la sperimentazione, che si spinge fino agli eccessi: eccessivo è l’uso verbale onirico, eccessivi sono gli arrangiamenti, che rievocano sapientemente i tessuti testuali e le allitterazioni; eccessive sono le melodie che, spingendosi fino al limite della cantabilità, cercano di evocare le suggestioni testuali. Un album degli eccessi nel quale Baglioni si lascia andare per la prima volta a turpiloqui (perfino in una hit d’amore) problematizzando una serie di vicende che, fino a pochi anni prima, cantava con un’(apparente) elegia giovanile. (Luca Bertoloni)

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