Nicoletta Tul ha pubblicato con Santelli Editore il libro “La finestra del tè” che esplora il mondo del tè a trecentosessanta gradi. Il suo racconto in esclusiva ai nostri microfoni.
Nell’Introduzione del suo libro ampio spazio è dedicato alla ruota sensoriale, ideata da lei e progettata con Marias Loyola Guerra. Come è nata questa collaborazione?
La ruota sensoriale è uno strumento fondamentale per capire al meglio le caratteristiche aromatiche di un tè. Per anni ne ho comperate da vari autori e ho continuato ad aggiungere note sensoriali, spunti e a modificarle fino a quando ho deciso di creare la mia con tutti gli aromi che avevo fino ad allora percepito nei tè che avevo degustato. Inutile dire che è un lavoro in continua evoluzione. Matias è un amico che condivide con me la passione del tè e della ricerca e dello studio del tema ed è stato bello lavorare assieme a questo progetto, che poi è divenuto unico nel suo genere in quanto nella parte centrale della ruota abbiamo inserito le note che identificano il “corpo” del tè in Asia.
Nel libro ripercorre diversi momenti storici in cui il tè, da bevanda comune, successivamente divenne bene di prestigio e consumo di una fascia medio-alta della popolazione. Oggi ritiene che la maggior parte delle tipologie di tè in commercio sia economicamente accessibile?
In commercio oggi possiamo trovare svariate tipologie di tè, da quelli molto economici ma che non danno alcuna informazione sul luogo di origine, sui metodi di coltivazione e spesso sono tè ricchi di pesticidi e sostanze pericolose, fino ai tè di nicchia per grandi estimatori. Esiste ovviamente un’ampia via di mezzo nel mondo delle foglie sfuse per chi volesse iniziare a scoprire questo mondo o approfondirlo.
Per quanto concerne la preparazione del tè non lascia nulla al caso e nel libro cita il ph dell’acqua, evidenziando come questo sia un parametro importante. I consumatori (occasionali o assidui) di tè pensa facciano attenzione a questo piccolo, ma fondamentale, dettaglio nella preparazione?
Purtroppo i consumatori non pongono la giusta attenzione al fattore acqua, ma ricordiamoci che un tè è composto soprattutto da acqua e per quanto questo tema possa essere un problema dal punto di vista della ecologico e di approviggionamento delle bottiglie credo sia giusto trovare la giusta via di mezzo anche in questo caso. Altrimenti si rischia di penalizzare e rovinare un tè meraviglioso con una pessima acqua.
Nel libro lei spiega come in India ogni provincia e ogni città adotti il proprio stile di preparazione (p.146). Quale, tra i diversi procedimenti che ha citato, la affascina di più e perché?
In India ogni città e provincia ha il suo stile di preparazione del chai, è vero, io amo molto quello della zona del Kashmir, che utilizza pistilli di zafferano e petali di rose. Trovo sia molto raffinato.
Intervista a cura di Caterina Alba Minico
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