Abbiamo il piacere di avere con noi in esclusiva Emanuel Alessi, l’autore del libro La presa di Orfeo. Ecco le sue parole nell’intervista a noi concessa.
Da dove parte l’idea del suo libro?
L’idea del libro parte da una storia che ho immaginato quando ero adolescente. L’ho pensata come un’opera teatrale o cinematografica, poiché ho sempre amato il teatro ed il cinema. L’ho visualizzata sul muro della mia casa, mentre palleggiavo da solo per ore, nei pomeriggi di noia estiva. È un racconto fatto di immagini, di desideri che prendono forma, di scene che avrei voluto vivere. Sono riuscito a scriverlo solo nel 2010 in un anno di disoccupazione dal lavoro. Mi è servito a non cadere in depressione. L’ho scritto ascoltando una sola canzone a ripetizione per tutto il tempo della stesura. Volevo che fosse intriso di quelle sensazioni che mi dava.
Quanto c’è di lei dentro al racconto?
Tutto forse, ma mai in modo letterale. Di me c’è la tenerezza, l’incoscienza, la vita che mi immaginavo, la nostalgia per il presente che sentivo allontanarsi come un treno su cui non ero salito. Di me c’è la sfrontatezza e il senso di colpa, l’accettazione e la vergogna. C’è la confessione della mia identità sentimentale. C’è l’onestà e la nudità che non conoscono pudore, poiché l’ho scritto pensando che nessuno mai lo avrebbe letto.
A che pubblico è destinato l’opera?
A chi vuole capire. Questo romanzo è un messaggio. È un romanzo di formazione ma anche una guida all’amore. Propone un approccio al sentimento completamente privo di preconcetti, di sovrastrutture. Il lettore si troverà disarmato davanti alla naturalezza con cui vedrà prendere forma una relazione indefinibile, tra due persone che sembrano appartenere a due mondi diversi. Non ci sarà spazio per domande, bisogno di classificare, modo di definire la natura, il genere di questo sentimento. Il lettore, come i protagonisti, potrà solo lasciarsi investire da questo fiume in piena e abbandonarsi alla corrente. Questo romanzo è rivolto anche a chi non ha mai voluto capire, e specialmente a chi riesce a giudicare i sentimenti. Spero solo che quello che ho scritto serva a far vacillare le certezze di almeno una sola di queste persone. Non lo avrei scritto invano.
Ci racconti un po’ di lei…
Potrei dirvi tante cose, ma non sono davvero importanti. Quello che serve sapere di me è che sono una persona che crede nei messaggi, nella bellezza delle cose che suscitano emozioni, di qualsiasi natura esse siano, estasianti o terribili. Quello che odio è la neutralità, l’impassibilità, l’insignificanza che spesso caratterizzano le nostre ore. Vorrei avere più tempo per apprezzare tutto.
Progetti nel cassetto per il futuro
Scrivere, esprimermi, magari anche in altro modo, sempre attraverso immagini. Scrivere questo libro per me significa aver lasciato un segno. Adesso attendo di vedere come viene recepito. Vorrei ricevere dei riscontri, affinché non resti un monologo. Per questo invito i lettori a lasciare una recensione su Amazon, dove hanno acquistato il romanzo. “La Presa di Orfeo” è stato partorito dall’urgenza di esprimermi, rappresenta un coito liberatorio che ripeterei volentieri e mi ha dato quel senso di paternità che forse non avrei mai potuto provare in altro modo.
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