Il Covid 19 continua a far paura dopo più di un anno dal primo caso registrato in Italia. Il virus infatti rischia di lasciare dei danni permanenti anche a chi riesce a sopravvivere.
Ormai ne sentiamo dire tutti i giorni sul Coronavirus e ovviamente è la paura a farla da padrona. Con continue morti e terapie intensive alla deriva la soluzione sembra ancora lontana. Mai ci saremmo aspettati un anno fa, mentre eravamo in lockdown, che questa situazione sarebbe durata ancora a distanza di un anno e con una violenza ancor peggiore di quanto visto precedentemente. Alcuni studi fanno veramente preoccupare anche perché ora si parla pure di effetto “Long Covid“. Andiamo a capire meglio cosa si intende con questo termine.
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Covid-19, danni permanenti: grande paura
Il Covid-19 può lasciare dei danni permanenti o comunque a lunga gittata. Sono diversi gli effetti a lungo termine che si possono constatare anche dopo la negativizzazione e al di là dei sintomi accusati durante il periodo di contagio. Ci sono soprattutto delle situazioni legate al campo neurologico che fanno discutere gli esperti. Sono molti quelli che, in giro per il mondo, hanno mostrato dei sintomi anche dopo la guarigione. Una cosa che non può che preoccupare e che lancia un campanello d’allarme.
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Si passa dai sintomi aspecifici, come per esempio astenia o febbre o malessere, a quelli specifici, come la perdita di gusto e olfatto. La situazione può essere anche più preoccupante con delle situazioni che interessano il sistema nervoso che potrebbero generare altri problemi di varia natura. Rimane dunque consigliato, anche dopo la guarigione dalla positività, di effettuare un percorso medico per provare a limitare tutti questi aspetti.
Le parole dell’esperto
Il dottor Gioacchino Tedesco presidente della Società italiana di neurologia, ha spiegato alcune cose molto interessanti. In una lunga intervista ad AdnKronos Salute ha infatti specificato: “Gli effetti a lungo termine del Coronavirus sul cervello interessano principalmente il sistema nervoso centrale periferico in pazienti che hanno avuto la malattia con una percentuale dal 10 al 30%. Ci sono dei chiari segnali come la via olfattiva sia quella dell’ingresso del virus. Viene attaccato il sistema nervoso centrale in altre due evidenze non molto frequenti per fortuna. Ci sono le ischemie cerebrali con la tempesta citochinica e poi si parla anche di casi di encefalite ma questo è legato proprio al fatto stesso che parliamo di un virus. Dopo 13 mesi di pandemia sappiamo qualcosa in più sugli effetti a lungo termine di questa malattia sul sistema nervoso”.