“Nei miei libri racconto ciò che gli altri non hanno il coraggio di dire”: l’ironica intervista alla scrittrice Alessandra Hropich.
Alessandra Hropich, autrice dei libri Quando il mostro è proprio il padre!, La felicità? Ve la do io!, Vittima di mille ingiustizie! e Mostri! in un’ironica intervista svela ai lettori di Altranotizia.it ciò che a volte può nascondersi dietro ad una ‘bella maschera’. Chi sono gli altri? È questa la domanda a cui Alessandra Hropich, scrittrice, relatrice e redattrice di articoli laureata in Legge, ha cercato di rispondere fin dal suo primo libro. Un quesito a cui quotidianamente tutti noi cerchiamo una risposta tra i brutali fatti di cronaca e una quotidianità caratterizzata da maschere.
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Intervista all’autrice Alessandra Hropich
Buongiorno Alessandra, grazie innanzitutto per aver accettato di parlare, seppur con ironia, di un tema molto delicato. Come sono iniziati la tua passione per la scrittura e il tuo lavoro di indagine sui ‘mostri’?
“Dunque, si dice che le cose quando le odi finisci per amarle, diventandoti in qualche modo necessarie. Ed io odiavo proprio la scrittura. Poi ad un certo punto della mia carriera stavo per chiudere i rapporti con un editore e mi sono affidata a degli avvocati per la risoluzione del contratto, i quali mi hanno chiesto il motivo per cui non volessi più saperne di scrivere dato che i miei libri riscontravano un certo successo. Con il tempo ho, poi, capito che descrivere anche con ironia i ‘mostri’ scendendo nell’anatomia umana era ciò che sapevo fare meglio”.
Entriamo proprio nel vivo delle argomentazioni affrontate nei tuoi libri e parliamo del tuo ultimo lavoro, Mostri!. Cosa racconta e come è nato questo progetto?
“Questo libro nasce dalla volontà di scoprire come a volte dietro le apparenze più idilliache si nascondano dei veri e propri ‘mostri’. Questo se da un lato mi inquieta, dall’altro mi affascina. Mi piace molto la ‘doppiezza’ quando la scopro. In particolare, nel mio libro Mostri! parlo di casi di violenza sia di uomini che di donne. Spesso, infatti, si pensa che la cattiveria abbia un genere ben preciso, in realtà riguarda entrambi i sessi, ma si manifesta in maniera molto diversa. Quindi nel mio libro ci sono non solo storie di violenza fisica, ma anche psicologica, legate a donne maltrattate spesso senza motivo, ma anche di donne manesche o che esercitano una forma di violenza psicologica sugli altri”.
Diciamo che in un certo senso Mostri! è una sorta di evoluzione del tuo primo libro Quando il mostro è proprio il padre!
“Sì, diciamo che in parte è così perché in quel caso mi sono occupata di una storia vera di un mio vicino di casa che era un ‘mostro’ davvero insospettabile. Così è nato il mio desiderio di usare la scrittura sia in modo curativo che come arma contro i torti subiti, soprattutto laddove una volta smascherata la vera natura di un ‘mostro’ la gente tende a nascondere tutto con un semplice ‘Che resti tra noi’. Bisogna sempre denunciare se c’è qualcosa che non va. Piuttosto in forma anonima”.
Secondo te, Alessandra, c’è un modo per smascherare questi ‘mostri’?
“Sai, non è sempre facile riconoscere i ‘mostri’, soprattutto nelle relazioni di coppia dove non si manifesta tanto una violenza fisica, ma più che altro psicologica, perché questa è una strategia più sottile”.
Tu hai paura dei ‘mostri’?
“È una domanda tutt’altro che scontata perché potrei dirti di no, perché molti riesco a scoprirli attraverso frasi, gesti, sguardi e atteggiamenti che lasciano trasparire la reale natura dell’individuo. Più che altro ho paura della gente che gira la testa dall’altro lato facendo finta di nulla”.
Prima di ringraziarti e salutarti, vorrei tu parlassi di un altro tuo libro La felicità? Ve la do io! perché credo possa ricollegarsi al delicato momento storico che stiamo vivendo, offrendo anche qualche spunto di riflessione su come oggi sia possibile ritrovare la felicità nella vita di tutti i giorni.
“Proprio ora sto scrivendo un articolo su come sia necessario rendere elastica la mente per vivere bene. Questo significa che per essere felici non dobbiamo aspettarci un determinato risultato, tentando di programmare il futuro, ma bisogna saper affrontare il cambiamento. Con il Covid, infatti, ci siamo trovati tutti davanti a qualcosa di inaspettato e questo ci ha spiazzato. Però, al di là delle situazioni estreme, non è vero che tutte le persone sono diventate più tristi. Alcune hanno riscoperto la gioia delle piccole cose che prima davano per scontate. Nel mio libro, quindi, ci sono dei consigli mirati come ad esempio non essere rigidi, non cercare la felicità negli altri, non essere invidiosi e non fare sempre le stesse cose, riscoprendo al contrario le emozioni autentiche. Bisogna ricercare quella gioia creativa di chi, giorno dopo giorno, costruisce un pezzetto in più della propria felicità, andando incontro al cambiamento senza rigidità”.
Anche qui, quindi, l’ironia e le storie vere della vita di tutti i giorni sono centrali…
“Sì, esatto. A volte spero che le persone che conosco non leggano quello che scrivo o che per lo meno non si riconoscano. Perché a tutti piace ridere, ma non di se stessi. Ed io racconto sempre quello che gli altri non hanno il coraggio di dire”.
Intervista a cura di Veronica Elia