Zone rosso scuro in Italia, la novità sulla suddivisione a colori che potrebbe interessare anche il nostro Paese. Quali regioni sono al momento a rischio.
Dopo l’ipotesi circa l’introduzione delle cosiddette zone rosso scuro in Europa, anche alcune regioni d’Italia potrebbero andare incontro ad un cambiamento di colore in questa direzione. Ad entrare in zona rosso scuro sarebbero, infatti, le regioni etichettate ‘a rischio elevato’. Vale a dire quelle in cui il tasso di incidenza del Coronavirus è maggiore o uguale a 500 casi ogni 100 mila abitanti nell’arco di 14 giorni. Di quali regioni si tratterebbe?
Le norme che entreranno in vigore all’interno delle zone rosso scuro hanno come obiettivo principale quello di limitare il più possibile gli spostamenti. In particolare ‘i viaggi non necessari’. A questo si aggiunge, poi, il rafforzamento di misure già note come ad esempio lockdown, quarantena e la chiusura di attività commerciali ritenute non indispensabili, in modo tale da rafforzare i test e il sistema di sorveglianza e tracciamento del virus.
Stando ad una prima simulazione degli indici effettuata dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), in Italia sarebbero a rischio zona rosso scuro tre regioni e una provincia autonoma. Vale a dire Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e Bolzano. Qualora il cambiamento di colore dovesse essere confermato, l’Italia dovrebbe richiedere a chi è in partenza da una di queste regioni di sottoporsi a un test prima dell’arrivo all’estero. A quel punto il viaggiatore dovrebbe rimanere per un certo periodo in quarantena. Esentati da questa procedura potrebbero, però, essere i lavoratori transfrontalieri e dei trasporti. I lavoratori ‘essenziali’, tra cui medici e sanitari, dovrebbero invece sottoporsi a tutte le procedure a patto che queste non abbiano un impatto sproporzionato sull’esercizio.
Alla luce di queste considerazioni, i governatori delle Regioni italiane a rischio zona rosso scuro hanno obiettato che “Imporre ai cittadini l’obbligo di test e quarantena significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi”. Ad ogni modo, alcune fonti di Governo, avrebbero lasciato trapelare che attualmente non sarebbero previsti in Italia ulteriori inasprimenti delle misure anti Covid.
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