Durante lo spettacolo Penso che un sogno così, Rosario e Beppe Fiorello si sono cimentati in un toccante ricordo del padre Nicola, morto nel lontano 1990.
Sulle note della canzone Tu sì ‘na cosa grande, i due fratelli rendono omaggio alla figura paterna, ricordandolo nelle sue più grandi e dolci qualità prima di uomo e poi di padre.
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Rosario e Beppe Fiorello, la morte del padre e il commosso ricordo
Durante lo spettacolo Penso che un sogno così, andato in onda ieri sera su Rai1, Rosario e Beppe Fiorello hanno ricordato la scomparsa prematura dell’amato padre Nicola, avvenuta nel giorno di Carnevale del 1990.
Beppe Fiorello ha voluto accompagnare la canzone Tu sì ‘na cosa grande, cantata insieme al fratello Rosario, con poche parole che sono riuscite ad omaggiare in maniera profonda e amorevole l’importanza e la mancanza di suo padre:
«Mio padre era sempre un tipo molto allegro, aperto, positivo, un altruista. Solo che mia madre tutto questo non l’aveva inquadrato molto bene. Due caratteri diversi. Mia madre non amava avere gente per casa, mio padre invitava sconosciuti a cena. Era fatto così. Se qualcuno di noi era triste, lui cantava. Se avevo paura del buio, mi abbracciava forte, forte con quelle sue mani caldissime».
Le ultime parole del padre prima di morire
Beppe e Rosario Fiorello ricordano che carnevale fosse la festa preferita del padre, che, non a caso, aveva organizzato una festa da ballo per riunire e stare insieme a quanti più parenti e amici possibile.
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Lo ricordano quella sera in tutta la sua euforia e solarità: «mentre ballava con mia madre, distribuiva baci e saluti a tutti, anche a qualche bella signorina ma sempre con garbo. Mia madre non era gelosa, non ne aveva motivo».
E proprio durante quei momenti di allegria e buon umore disse alla moglie: «amore mio, vado in macchina, prendo le sigarette e torno», ma questo non accade mai. Lo ritrovarono morto all’interno della sua auto.
E a chiudere il saluto al padre, Beppe e Rosario Fiorello aggiungono: «aveva parcheggiato la sua macchina proprio lì, in una via stretta e buia. Poca luce e nessuno in giro per poterlo aiutare. E fu trovato così, in macchina, con la cravatta slacciata, le mani dietro la testa e un sorriso stampato sulle labbra. Era felice».