Nel 2021 potrebbe essere introdotto un bonus spese per i lavoratori in smart working, che tenga conto dei costi sostenuti per lavorare da casa.
Si avvicina la fine dello stato di emergenza dell’Italia. Nonostante sia immaginabile un’eventuale proroga (dato che il Coronavirus è tutt’altro che sconfitto) al momento il decreto che permette al Governo di attuare Dpcm e normative ad hoc per contrastare la pandemia, si ferma a febbraio 2021.
La fine dello stato d’emergenza introdurrebbe la necessità di ridiscutere il telelavoro, spesso identificato come smart working, definizione che abbiamo imparato a usare in questi ultimi mesi. Il lavoro da casa per il 2020 è stato introdotto automaticamente e in modo “obbligato” a causa del lockdown, con accordi stipulati di tutta fretta tra aziende e sindacati. Da febbraio potrebbe presentarsi la necessità di stilare un accordo vero e proprio tra impresa e dipendente.
A tal proposito, Repubblica accende i riflettori sulla questione parlando di eventuali rimborsi forfettari sulle utenze domestiche per il lavoratore che rimane operativo da casa, rimborsi che sarebbero comparabili ai buoni pasto e straordinari del dipendente che si reca in ufficio.
Dalla necessità di regolarizzare la situazione emergono anche i punti critici: come quantificare e calcolare ad esempio gli straordinari effettuati in smart working? E i buoni pasto? Ecco perché potrebbe presentarsi l’ipotesi di un rimborso di tipo forfettario per le utenze di luce e connessione internet, ritenute chiaramente indispensabili, anche se ancora non è chiaro come si potrebbero calcolare e verificare gli straordinari compiuti durante il telelavoro.
Attualmente lo smart working risponde alle disposizioni del Decreto Ministeriale del 19 ottobre 2020, che è stato prorogato fino al 31 gennaio da Fabiana Dadone, ministra per la Pubblica Amministrazione.
Florindo Oliverio, segretario FP della Cgil, ha sottolineato come alcuni lavoratori percepiscano anche l’indennità di turno che non sarebbe compatibile con le attuali modalità di smart working.
Tra buoni pasto e indennità, si parla di centinaia di euro messe in discussione nella busta paga, ai quali i lavoratori, giustamente, non intendono rinunciare. In attesa che venga vagliata una soluzione che metta d’accordo tutti, il tempo stringe, la fine di febbraio si avvicina e lo smart working così come lo conosciamo potrebbe vedere la fine.
S.C.
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