Affrontiamo insieme gli argomenti ‘tabù’ che stanno caratterizzando questo particolare momento storico e vediamo insieme perché dovremmo rimanere a casa durante Natale e Capodanno
Il Natale è ormai alle porte. Già si sente nell’aria il profumo di pandoro (o di panettone, per i più affezionati alla tradizione); le musichette riecheggiano nelle orecchie di tutti; le strade, per quanto possibile, pullulano di decorazioni festive. Il Natale, si sa, è la festa preferita di chiunque. Dona a qualsiasi momento della giornata un’atmosfera magica e con le sue luci colorate è in grado di scaldare i cuori anche più gelidi.
Questa festività inoltre è un’ottima scusa per fare dei doni ai nostri cari, ci ispira a spremere le meningi per cercare di trasformare in un regalo l’amore che proviamo per qualcuno. E’ un’occasione per riunirsi tutti intorno alla stessa tavola, scalpitando da ogni posto a sedere per accaparrarsi la porzione più grande del nostro piatto preferito.
Eppure, quest’anno c’è un problema ben più grande con il quale ci ritroviamo a fare i conti, molto più importante della solita scelta tra pandoro e panettone. Purtroppo nel momento storico in cui ci siamo ritrovati catapultati, sono stati rovesciati tutti i nostri valori e le nostre abitudini. Perché diciamo questo?
Perché prima di tutto ciò, l’obiettivo primario era quello di riunire il più alto numero di parenti, per la sola gioia di star insieme. Adesso questo motivo è proprio ciò che sta dividendo l’opinione pubblica.
Chi dice che non succede nulla di male se al pranzo d Natale o al cenone di Capodanno si invitano i nonni, chi organizza indisturbato grandi eventi familiari e chi invece ha deciso di chiudere le porte al contagio e di festeggiare con i propri conviventi.
Basti pensare al fatto che si sta attualmente discutendo di anticipare l’orario della Messa natalizia, tradizione che prosegue indisturbata dalla notte dei tempi.
Dobbiamo pensare che delle piccole accortezze che attuiamo nei confronti delle persone, in questo caso i nostri cari, potrebbero arrivare seriamente a salvare delle vite, soprattutto quelle degli anziani, che come sappiamo sono i soggetti più a rischio.
Ripetendo un ‘tormentone’ che ormai da mesi ci accompagna, ma che incarna a pieno il senso dei nostri sacrifici: “Restiamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”.
Facciamolo per noi, facciamolo per i nostri nonni, per i nostri genitori, per il personale sanitario che si impegna ogni giorno nel salvarci la vita: ma soprattutto facciamolo per le persone che non ci sono più e per tutti coloro che quest’anno avranno un vuoto incolmabile nel cuore.
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